Si può accettare il nulla per se stessi. Mai per quelli nei quali si è intravisto il riflesso del bello, del bene, per quelli che abbiamo amato. Tutto il libro è percorso da questo grido e dalla sensibile urgenza di una risposta. Si tratta propriamente di grido e non di domanda, perché i personaggi principali, agnostici o atei militanti, non sanno a chi chiedere: il loro dolore è gridato come quello delle anime e delle carni straziate che l’ospedale ricovera. La risposta è fornita insieme con decisione e discrezione. L’unica possibilità di risposta è Dio. Ma come può un uomo percepire questa risposta in termini non banalmente ideologici, ma capaci di cambiare la vita? Qui interviene la vicenda del protagonista, Michel, con i suoi dubbi, le sue contraddizioni, che non riesce a impedire alla sua esistenza di essere trascinata e determinata dalla pietà e dall’amore per Éveline. Vi sono soltanto due amori: l’amore di se stessi e l’amore per le altre creature viventi. E dietro all’amore di se stessi vi è la sofferenza e il male. E dietro all’amore per gli altri, vi è il bene, vi è Dio. Ogni qualvolta l’uomo ami all’infuori di se stesso, coscientemente o no, egli compie un atto di fede in Dio. 
(dalla prefazione di Giancarlo Cesana)