Davanti alla drammatica e confusa situazione attuale, invece, è opportuno mettere a tema la politica, proprio ora che tutti dicono si tratti di “cosa sporca”. Essa segue la dinamica del bene desiderato, così sublimamente espresso da Dante Alighieri nel Purgatorio quando dice ciascun confusamente un bene apprende nel qual si queti l’animo, e disira, per chè di giugner lui ciascun contende (XVII,  128/129). Tutti crediamo al bene “quaggiù” e la politica è l’azione personale e collettiva, tentativamente attuata  per aderire all’ordine anelato, progettato, pensato, un modello di bene che investe la socialità e da proporre a tutti.

È una strada naturale e necessaria da intraprendere affinchè tutti possano stare meglio.

La politica, invece, è quasi sempre ridotta al partito, il modello aggregativo oggi in crisi. I partiti, infatti, non riescono più a rispondere allo scopo per cui sono sorti perché utilizzano logiche elettorali ed hanno perduto il rapporto col reale. Lo si capisce da come parlano molti leaders i quali trattano di disoccupazione, ma neanche sanno cos’è il lavoro; i più tra loro si fanno un’idea della realtà leggendo i giornali, ma sui fogli quante volte “il fatto” è solo una scusa per esprimere una opinione? “così potremmo sintetizzare l’essenza di ciò che ci minaccia: gli Stati si programmano i cittadini, le industrie i consumatori, le case editrici i lettori. Tutta la società, un po’ alla volta diviene qualcosa che lo Stato si produce”.  (Vlacav  Belohradsky)

Non cediamo alla tentazione del “nichilismo politico” e iniziamo ad essere virtuosi noi nelle cose che investono la nostra sfera di responsabilità: per esempio facciamo bene la raccolta differenziata non mescolando i rifiuti, aiutiamo chi cerca lavoro facendo passare le poche proposte che ancora circolano, leggiamo buoni libri, facciamo la carità, stupiamoci bene della realtà. Se fossimo educati all’attenzionequotidiana,  non avremmo difficoltà a tutelare i monumenti, non getteremmo rifiutiper le strade, nei giardini, cominiceremmo a considerare nostri i beni di utilità pubblica. Come cittadini sarà per noi normale proporre  la creazione o il miglioramento di servizi destinati a tutti senza arrabbiature o pretesa. “Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio” disse don Giussani in occasione della strage di Nassiriya.

E’ ancora possibile allora attivarsi ed esprimersi  non delegando a qualche sconosciuto l’organizzazione della nostra vita?

Tutto l’associazionismo no profit che sorge da questo impeto ideale al bene presente in ognuno è il futuro della politica. Come ebbe a dire il filosofo Mac Intyre “un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà  si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium”. Alcuni, cioè,  si misero insieme perchè volevano vivere meglio e crearono una civiltà: la nostra.

Facciamo politica, interessiamoci della res publica perchè chi guida lo Stato, a qualunque livello, ha un cuore e il cuore, luogo delle domande prime, sarà obbligato a riconoscere il bello, il buono e il vero presente nell’azione del  popolo. La politica è una cosa buona, ne sono certo, infatti “io penso positivo perché sono vivo perché son vivo (L. Jovanotti).

Mario Elisei